ASSOCIAZIONE EUMENIDI – Chiusura dell’anno sociale

ASSOCIAZIONE EUMENIDI – Chiusura dell’anno sociale

ASSOCIAZIONE EUMENIDI

Verdeto, 21 giugno 2020, chiusura dell’anno sociale

 

Cari Soci, care ragazze,

l’incontro odierno nel tredicesimo anno di vita dell’Associazione avviene in un momento veramente particolare della storia contemporanea. La pandemia ha influito sullo stile di vita delle persone e dei popoli in modo profondo, e ha provocato lutti e sofferenze.

In una situazione difficile noi dobbiamo trarre spunti positivi e occasioni di cambiamento qualitativamente migliore nelle nostre esistenze, coerentemente con il metodo clinico che usiamo e con i comportamenti che teniamo nella vita societaria.

Come Presidente proposi a tutti i Soci, giovani e adulti, di sintetizzare con dieci parole i vissuti relativi al periodo di chiusura imposto dalle autorità per evitare il contagio. Vi riassumo le risposte.

Nel gruppo delle ragazze hanno risposto in cinque, con riflessioni profonde e ricche di contenuti. In tutte il contenuto dei VISSUTI condensati in parole è stato sia negativo, sia positivo, nel senso che emozioni, sensazioni e vissuti negativi hanno stimolato una reazione positiva.

In estrema sintesi e riunendo le parole per gruppi di senso, le ragazze hanno sofferto di un complesso di emozioni:

la Solitudine e l’Isolamento, la Confusione per la presenza di fastidiosi Pensieri, l’Insicurezza, la Stanchezza e la Pesantezza, la scoperta della Fragilità e la Paura, l’Insoddisfazione, la tentazione di compensare la noia con il cibo, la Delusione per lo stato di Deflessione dell’umore.

La Disapprovazione per la Deflessione dell’umore ha condotto a:

Motivazione al cambiamento, Determinazione, Riscoperta e Organizzazione delle Priorità nella vita e delle Relazioni sia in Famiglia, sia nei Contatti con le persone, con Coraggio, Fiducia e Speranza, alla ricerca di Indipendenza, Libertà, Sperimentazione di nuove Esperienze, realizzazione degli Ideali, necessità di Espressione e Godimento della vita.

Nel gruppo degli adulti hanno risposto in dodici. In alcuni prevalgono emozioni e vissuti negativi, in altri positivi; alcuni genitori esprimono considerazioni sulla situazione delle persone colpite dall’infezione, non vissuti interiori. V’è in quasi tutti il passaggio da considerazioni negative a positive. Ecco i VISSUTI:

la Paura (4), l’Ansia, lo Stress, la Preoccupazione, la Disperazione, lo Sgomento, la Perdita, il Disagio sociale, il Vuoto, la Tristezza, la Chiusura, l’Insonnia, l’Incredulità, il Silenzio, il senso di Oppressione, la Diffidenza verso le autorità e verso le persone, il senso di Precarietà e Vulnerabilità.

La Rabbia fa da attivatore per la “positività”:

la Pietà e la Compassione verso le persone ammalate e colpite da lutti, la Riflessione, la Riscoperta, la Riorganizzazione, il Ripristino, il Discernimento, il Rispetto, il Raccoglimento, la Preghiera, la Fede, la Fratellanza, l’Unione, la Leggerezza interiore, la Consapevolezza, la Prontezza, la Resilienza, la Speranza, l’Affettività, l’Intimità, la Famiglia.

Vi sono poi quattro parole che esprimono la simbolizzazione della riflessione: Tempo, Vita, Futuro (incertezza del Futuro), Morte.

Tra le riflessioni degli adulti e delle ragazze risalta una differenza: le ragazze sono più concentrate su quanto accade nell’interiorità, gli adulti esprimono preoccupazioni maggiori verso ciò che accade all’esterno, nella società civile, ne risentono, reagiscono riflettendo e anche pregando, e strutturano le risposte. Ciò è coerente con il diverso senso di responsabilità, centrato su di sé nei giovani, sulla famiglia e sulla comunità negli adulti, tanto è vero che solo in questo gruppo compaiono le parole Unione e Fratellanza, Disagio sociale, Diffidenza verso le persone e le autorità. In entrambi i gruppi viene menzionata la riscoperta della Famiglia, associata, nei giovani, al desiderio di Indipendenza.

A me sembra che una parola riassuma negatività e positività: PRECARIETA’, perché deriva dal latino precare, pregare: siamo diventati più consapevoli della fragilità umana nella dimensione orizzontale che viviamo, e rivolgiamo lo sguardo in avanti e in alto, facendo entrare nel nostro orizzonte limitato ciò che è nuovo, ciò che è alto e grande, gravido di Speranza.

L’indicazione fornita di ricercare l’etimologia e il significato delle parole scritte da ciascuno ha non solo arricchito il vocabolario personale, ma ha fornito maggior consapevolezza sull’uso delle parole le quali, come ripetiamo spesso, hanno la capacità di strutturare la mente, dal momento che siamo esseri verbali. Da ciò discende anche la necessità di un uso appropriato dei termini verbali che nutrono l’interiorità e influenzano l’autostima.

Dopo la presentazione di questi contenuti, i Soci hanno offerto i loro contributi.

Susanna ha letto una sua riflessione, riportata integralmente qui di seguito:

“Quel tempo che rincorrevamo, improvvisamente, non ci apparteneva più: catapultati dal quotidiano brulichìo della frenesìa alla prigionìa di una dimensione altra -dalla quale siamo stati risucchiati, ma alla quale non si riusciva a dare un nome-. I silenzi irreali spezzati dalle sirene, echi di un timoroso e tenebroso richiamo e di accadimenti densi di mistero ed incredulità. L’ “in-contro” con l’“Altro da Sé” divenuto una improponibile minaccia, alla quale doversi sotrarre per “proteggere e proteggersi”: continui mantra attivatori del nostro sistema di allerta. Inquietudine figlia di un pericolo, incombente in ogni dove e nascosto in ogni possibile, pronto subdolamente a colpire; incertezza amplificata dal bombardamento di una comunicazione mediatica inevitabilmente non soddisfacente della nostra profonda sete di rassicurazione. Prevedibilità e controllo che vacillano e si sfaldano come le nostre abitudini più cadenzate. La malattia scontata in solitudine nei luoghi istituzionali, lontani e privi degli affetti più cari. Tutto ciò solo una parte del nostro vissuto di questo periodo segnato dal lock down per la minaccia Covid: ed oggi, nel lento procedere verso una “normalità” agognata da tutti, nessun segnale di cessato pericolo. E una persistente domanda senza possibile risposta: cosa ci aspetta domani?

E’ proprio da qui che ripartiamo, dal nostro riscoperto senso di fragilità e precarietà: dalla consapevolezza di questa ineluttabile condizione umana che l’ uomo dell’età moderna e – soprattutto- post-moderna ha rifiutato, accecato dal delirio di onnipotenza che i prodigiosi sviluppi scientifici e tecnologici degli ultimi decenni hanno alimentato. Scopo del nostro ritrovarci e del nostro ri-flettere non è certo quello di dare risposte certe al Mistero nel quale siamo avvolti: ma di proporre RISPOSTE DI SENSO a tutto ciò, sfruttando i limiti per ricercare nuove risorse di pensiero ed agiti, in una prospettiva fenomenologica. A tal riguardo mi sovviene il filosofo esistenzialista Heidegger che nella sua opera “Essere e tempo” si pone la domanda: cos’è l’ESSERE? Approfondisce cioè la RICERCA DI SENSO DELL’ ESSERCI, intesa come POSSIBILITA’ dell’Essere Umano di PROGETTARE UNA SUA MODALITA’ di ESSERE NEL MONDO. In questa ottica non sempre e non tutto può essere prevedibile né comprensibile, ma sempre si deve cercare di interrogarsi su quale significato e personale reazione dare agli eventi.

Ed è allora che, insieme, possono essere alimentate le Virtù che ci guidano anche quando si abitano le stanze del dolore e dell’ angoscia, quelle stesse menzionate sia dal gruppo delle Ragazze che da quello degli Adulti: determinazione, riscoperta delle priorità, motivazione al cambiamento, coraggio, rispetto, fratellanza, unione, pietà, compassione, fiducia, fede, speranza. Riscoprendosi e ritrovandoci migliori. Perché “..Nessuno diventa uomo innanzi di aver fatto una grande esperienza di sé, la quale rivelando lui a lui medesimo e determinando l’ opinione sua intorno a se stesso, determina in qualche modo la fortuna e lo stato suo nella vita. (..) Il conoscimento ed il possesso di se medesimo suol venire o da bisogni ed infortuni, o da qualche passione grande, cioè forte..” (G. Leopardi, “Pensieri”, LXXXII).

Emilia, la quale lavora in un grande ospedale, ha sottolineato il vissuto che ha percepito nel personale durante la fase acuta: senso di Impotenza, Malessere, Precarietà. Il Presidente ha stimolato le ragazze presenti, reduci dal “Progetto Leopardi”, a effettuare il parallelismo con i sentimenti espressi ne La ginestra dal Poeta, fuggito a Torre del Greco per evitare il colera che imperversava a Napoli: la natura non madre ma matrigna, il profumo emanato dal fiore del deserto alle pendici dello sterminator Vesevo… In altre parole, la ricerca di senso effettuata con coraggio dall’uomo anche di fronte al pericolo e alla morte.

L’ospite diciannovenne, Mariem, ha espresso i suoi vissuti di solitudine, vuoto, “non vita”, accanto alla possibilità di tranquillità e riflessione, con calma: la possibilità offertale di elaborare la tristezza, la rabbia e il perdono per situazioni familiari di fronte alla minaccia della perdita e della morte.

Carlo ha citato Leonardo da Vinci: “L’acqua che tocchi de’ fiumi l’ultima di quelle che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente.” a proposito del suo atteggiamento per la precarietà della vita, dopo il grave duplice lutto che ha colpito sua moglie Monica nelle persone dei suoi genitori. L’aspetto positivo della pandemia è che i suoi due figli si sono avvicinati e v’è stato più tempo di vivere la relazione. La fede in Dio, inoltre, è cresciuta, e la vita è stata affrontata con più calma.

Lara ha richiamato la Speranza e la Solidarietà, perché senza l’Unione degli uomini non si risolvono i problemi. Ha espresso anche la delusione che tutto, dopo la fine della chiusura, ritorni come prima. Il Presidente ha richiamato la riflessione sulle forze che guidano la vita della società umana e che si oppongono a una vera solidarietà: l’economia vista nell’ottica dell’utilitarismo. Di qui la necessità per giovani, definiti “bolliti” durante la pandemia e la privazione imposta per legge dei contatti umani, di sviluppare senso critico, conoscenza della storia, partecipazione politica per affermare, sostenere e rendere attuali le loro visioni e speranze.

Nadia ha sottolineato come alcune categorie siano state fortemente danneggiate dalla pandemia, e come i problemi stiano emergendo nella loro gravità proprio adesso.

Costanza ha sottolineato come sia importante non perdere la memoria degli avvenimenti. Ha dichiarato che a fronte della paura e dell’ansia di ciò che si stava verificando la sua famiglia si è unita e le relazioni interpersonali sono migliorate.

Marco ha accennato alla impreparazione con cui è stato affrontato il SARS-CoV-2; ne è seguita una discussione sul cosa fare adesso e come farlo.

Cristina è ritornata sui doveri dei genitori verso i figli, compresi gli aspetti pertinenti la politica. Raffaella ha sottolineato come la sofferenza abbia in lei rinforzato la fede, e come lei e la figlia si siano avvicinate, tanto da usare i termini riscoperta e godimento.

Gloria ha spiegato come i soggetti fragili, come gli psicotici, abbiano particolarmente sofferto a causa della chiusura e della riduzione dei contatti.

Il Presidente ha richiamato la responsabilità degli adulti verso i giovani, particolarmente riguardo alla importanza dello sviluppo di idee e della passione per il reale, per la vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *